25 gennaio 1967
The Nobel Institute
Drammesnsveien 19
Oslo, NORVEGIA
Gentili signori,
In qualità di titolare del premio Nobel per la pace 1964, mi pregio di proporvi il nome di Thich Nhat Hanh per lo stesso premio nel 1967. Non conosco personalmente nessuno più degno del Premio Nobel per la pace di questo gentile monaco buddhista del Vietnam.
Per Loro, questo sarebbe un anno particolarmente propizio per conferire il premio al Venerabile Nhat Hanh. Si tratta di un apostolo della pace e della non violenza, crudelmente allontanato dal suo stesso popolo oppresso da una guerra brutale che è diventata una minaccia per la sanità mentale e la sicurezza del mondo intero.
Poiché nessun onore è più rispettato del premio Nobel per la pace, il conferimento del premio a Nhat Hanh sarebbe di per sé un atto di pace molto generoso. Ricorderebbe a tutte le nazioni che ci sono uomini di buona volontà pronti a guidare le forze belligeranti fuori dall’abisso di odio e distruzione in cui versano. Risveglierebbe gli uomini all’insegnamento di bellezza e amore che offre la pace. Aiuterebbe a ravvivare le speranze che un nuovo ordine di giustizia e di armonia possa instaurarsi.
Conosco Thich Nhat Hanh, e ho il privilegio di chiamarlo mio amico. Permettetemi di condividere con voi alcune cose che so di lui. Troverete in questo singolo essere umano una gamma straordinaria di capacità e di interessi.
È un uomo santo, perché è umile e devoto. È uno studioso di immense capacità intellettuali. Autore di dieci libri, è anche un poeta di superba chiarezza e compassione umana. La sua disciplina accademica è la Filosofia della Religione, di cui è professore a Van Hanh, l’Università buddhista che ha egli stesso contribuito a fondare a Saigon. Dirige l’Istituto di Studi Sociali di questa Università. Quest’uomo straordinario è anche caporedattore di «Thien My», un influente settimanale buddhista. Ed è il direttore di Youth for Social Service, un’istituzione vietnamita che forma i giovani per la ricostruzione pacifica del loro Paese.
Thich Nhat Hanh oggi è di fatto un senzatetto e un apolide. Se dovesse tornare in Vietnam, cosa che desidera ardentemente, la sua vita sarebbe in grave pericolo. È vittima di un esilio particolarmente brutale, perché motivato dalla difesa della pace che egli vorrebbe offrire al suo stesso popolo. Questo la dice lunga sulla tragicità della situazione in cui versa il Vietnam e su coloro che la perpetuano.
La storia del Vietnam abbonda di episodi di sfruttamento da parte di potenze esterne e di ricchi corrotti, e ancora oggi i vietnamiti sono duramente governati, malnutriti, mal alloggiati e oppressi da tutte le avversità e i terrori della guerra moderna.
Thich Nhat Hanh offre una via d’uscita da questo incubo, una soluzione accettabile per dei leader ragionevoli. Ha viaggiato per il mondo consigliando statisti, leader religiosi, studiosi e scrittori, e chiedendo il loro sostegno. Le sue idee per la pace, se applicate, costruirebbero un monumento all’ecumenismo, alla fratellanza mondiale, all’umanità.
Vi consiglio rispettosamente di avallare la sua causa con la riconosciuta grandezza del Premio Nobel per la pace del 1967. È un onore che Thich Nhat Hanh riceverebbe con grazia e umiltà.
Con osservanza,
Martin Luther King, Jr.